Il vino e le donne. Binomio che spesso è foriero di facili ironie. Se poi li mischiamo con la sostenibilità il rischio è di perderci in un bicchier d’acqua. Troppo spesso, infatti, si dimentica che dietro a un’attività, a un modello di business e a degli ideali da perseguire vi è una persona. In particolare la sua capacità di trasformare un’idea in qualcosa di concreto che gli permetta di realizzare la sua visione; di lasciare, nel tempo, un qualcosa di se. La sostenibilità non fa eccezione.

Dietro al rispetto per l’ambiente, alla riduzione del consumo delle risorse naturali, alla tutela della collettività e all’innovazione ci sono persone che, con i loro sogni, il loro esempio e con le loro azioni, realizzano il mondo d’oggi per garantire il futuro di domani. Ventisette anni sono passati da quando ha avuto inizio una di queste splendide avventure. Nell’ormai lontano 1988 nacque l’Associazione Nazionale le Donne del Vino che, a fronte di un iniziale ostilità, ironia e incredulità, ha saputo affrontare e vincere molte sfide contribuendo non poco a stimolare un mondo che, fino a quel momento, era a totale appannaggio maschile.

Oggi le Donne del Vino possono sentirsi, a ragion veduta e a pieno titolo, parte attiva e costruttiva di un mercato di produzione e vendita in continua espansione, di un universo globale che necessariamente richiede nuovi modi di pensare e di operare, di un modello di business che trova nuova linfa nel rispetto dell’ecosistema. Strutturata secondo delegazioni ragionali in rappresentanza di tutte le categorie della filiera vitivinicola, dal vigneto alla cantina, dalla tavola alla comunicazione, L’Associazione Le Donne del Vino sembra confermare indirettamente la tendenza, evidenziata da un recente articolo di Panorama, della prevalenza di donne tra i professionisti della Corporate Social Responsability. Sembra essere infatti donna il manager della sostenibilità, con un elevato livello di formazione e con un percorso formativo alle spalle incentrato sull’economia e sul marketing.

Intervista a Giovanna Prandini – Delegata Lombardia